Power can be dangerous

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Stephen A. Mackinnon
view post Posted on 25/7/2015, 16:15




Quando Stephen entrò nella piccola Sala dei Trofei, lo splendore e la grandezza che quella stanza conteneva lo avvolse, lasciandolo senza fiato. Era la prima volta da quando era ad Hogwarts che vi metteva piede, nonostante fosse stato uno dei suoi primi desideri, dopo quello di cercare i vari passaggi segreti che la Nuova Hogwarts celava. Spostò Lo sguardo rapito da un trofeo all'altro, passando in rassegna i nomi dei Presidi di Hogwarts, quello di Prefetti e Caposcuola, fino ai Premi per i Servigi resi alla Scuola.
Gli occhi del ragazzino brillavano, affascinati dall'infinito potere che la Sala conteneva. L'ambizione si affacciò alla sua mente, senza che l'educazione ricevuta tentasse di ricacciarla indietro. Suo padre lo aveva più volte avvertito della pericolosità del potere, di come l'ambizione dovesse essere sempre contenuta e bilanciata dal buonsenso e dall'altruismo, e Stephen non aveva dubbi sulla veridicità delle parole del padre. Eppure in quel momento nulla avrebbe potuto difendere il carattere in via di formazione del giovane mago. Niente, se non se stesso.
Stephen respirò a fondo mentre si spostava da una teca all'altra, fissando i trofei. Avrebbe voluto avere almeno una briciola di quel merito, un giorno. Questo era ciò a cui mirava, ciò a cui si sarebbe dedicato da lì ai prossimi sette anni, finché fosse stato a scuola. Dopo di che, avrebbe cercato il modo per affermarsi in qualche maniera. Ma non sapeva ancora in che ambito. Dopo tutto, c'era tanto tempo ancora.
 
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view post Posted on 29/7/2015, 16:03
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The Dark Head
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//Ovviamente la role è ambientata prima della Quarta Parte dell'Avventura.//

-Chi le ha detto questa cosa?- chiese tra il preoccupato e l'incuriosito.

Il quadro di un ex-Preside anziano rimase a guardarlo, senza proferire altre parole se non quelle di prima. Qualcuno aveva sbadatamente rotto una vetrina della Sala Trofei. Ed era compito di John confermare quanto gli era stato detto. Non era possibile che ci fossero degli imbranati del genere dentro quella Scuola. Minghost si chiese perché il Cappello Parlante non concedesse una Casa totalmente per loro, in modo tale da poterli inquadrare subito appena accadeva una cosa del genere. Certo, optare per un Incantesimo Confundus di questo genere non era la scelta migliore, ma avrebbe evitato un mucchio di problemi da lì alla fine di Nuova Hogwarts.

Scese le scale abbastanza di fretta, lasciando intendere ai Prefetti e i Capiscuola che giravano attorno ai corridoi di Nuova Hogwarts che ci fosse un problema. Ma non voleva essere seguito, anzi, preferiva sbrigarsela da solo. Non incontrò nemmeno il Custode di Hogwarts all'uscio della Sala Trofei, indice che non si fosse ancora accorto del disastro. Allora... come faceva quel quadro a essere a conoscenza della vetrina rotta? L'unica soluzione plausibile, al momento, era che un fantasma avesse notato la faccenda e che poi, di quadro in quadro, fosse stata comunicata la situazione d'allerta. Se solo fosse stata vera.

-Hai riparato tu la vetrina, signor Mackinnon?- chiese allo studente che stava osservando la stessa vetrina che avrebbe dovuto essere rotta in mille pezzi. Il lieve affanno con cui era arrivato lo stava facendo respirare più profondamente. Erano due le cose: o qualcuno lo aveva preso in giro, o lo studente davanti aveva delle doti magiche eccezionali.
 
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Stephen A. Mackinnon
view post Posted on 30/7/2015, 11:43




Un ragazzino undicenne che fissava teche piene di storia magica e grandiosa, di meriti e potere poteva risultare uno spettacolo ordinario. Dopo tutto era abbastanza normale che un mago appena giunto in una delle Scuole di Magia e Stregoneria più antiche e prestigiose di sempre potesse trovarsi a rimirare un tale concentrato di grandezza. Sì, sarebbe stato normale, se quel maghetto non fosse stato Stephen Adonis Mackinnon. Lo scozzese non stava solo ammirando i vari trofei, ma stava assorbendo una grandezza che non gli apparteneva ma a cui ambiva. Certo, guardare non gli avrebbe garantito alcun merito reale, eppure...

Hai riparato tu la vetrina, signor Mackinnon?


Il biondo trasalì nell'udire quella voce inaspettata. Si voltò di scatto, dopo un istante di esitazione; nonostante non avesse commesso nulla di riprovevole, la sua espressione era terribilmente simile a quella di un bambino colto con le mani nella marmellata. Che poi, a dire la verità, allo scozzese faceva proprio schifo la marmellata, a parte quella di fragole, ma quella era un'altra storia. Allora diciamo che era stato metaforicamente colto con le mani nella marmellata di fragole.
-I-io...-, balbettò, con gli occhi che saettavano qua e là per la sala, evitando accuratamente lo sguardo del preside.
Se fosse stato possibile, Stephen avrebbe assunto un colorito ancora più pallido del solito.
-Io non so a che si riferisce, signore-.
Il biondo deglutì, spostando nervosamente il peso da un piede all'altro, mentre una mano passava tra i capelli per tirarli indietro. Era una sua impressione o lì dentro la temperatura aveva subito un brusco calo? E poi per quale motivo il preside aveva l'affanno? E cosa significava la domanda che gli aveva rivolto?
Una serie di interrogativi a cui non osava dare voce si stava affollando vorticosamente nella testolina confusa del mago. Nonostante sapesse di non aver infranto nessuna regola dato che non aveva nemmeno sfiorato le vetrine che si ergevano orgogliosamente dinanzi a lui, sentiva di non dover essere lì. Per quale motivo, non avrebbe saputo dirlo, eppure doveva esserci.
Finalmente, l'undicenne si decise a guardare l'uomo davanti a lui in viso, concedendo un minimo di riposo agli occhi che zigzagavano come in preda ad una crisi epilettica per la piccola sala.
"Che hai combinato, Mackinnon?", si chiese mentalmente.
 
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view post Posted on 12/8/2015, 13:59
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The Dark Head
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Minghost osservò sbalordito la vetrina che gli era stata indicata come danneggiata. Davanti aveva una vetrina intatta. La sua mente da Corvonero stava spulciando da tutte le esperienze possibili che aveva vissuto o gli erano state raccontate, ma non gli veniva nulla riguardo la riparazione di una vetrina rotta, costituita da un materiale meno fragile del classico vetro. Qualcuno aveva agito, a sentire il balbettio del Grifondoro, alle spalle sue e del Preside. Un anonimo aveva riparato la vetrina prima che John venisse a conoscenza dell'accaduto.

-Sicuro di non aver visto nulla di strano? Da quanto tempo... oh, non fa nulla.- concluse perplesso, lasciando che le iridi si scollassero dalla vetrina intatta, senza alcun graffio.

Guardò il foglietto che aveva tra le mani con una piccola punta di sicurezza: sì, non era mai successo. Era stato burlato da un personaggio di un quadro. Che fosse stato l'ex-Preside stesso o qualcun altro, l'avrebbe visto appena sarebbe ritornato alle sue faccende in Presidenza. Per ora doveva lasciar perdere la sua intolleranza nei confronti degli scherzi; forse perché da studente non gradiva molto le bugie dei suoi compagni di Casa - e non solo loro.

-Sono stato informato di una vetrina rotta, proprio quella che stavi guardando. A quanto pare, si tratta di un malinteso.-

I malintesi erano parecchi a Hogwarts, soprattutto se una persona cambiava la versione dei fatti anche utilizzando un sinonimo di un verbo. Forse la maggior parte degli studenti non capiva come fosse parecchio utile tenere a mente le identiche parole dette da una persona. Da Preside, quando gli capitava versare qualche ricordo nel Pensatoio dei Presidi di Hogwarts - rimasto intatto, per fortuna, nel corso della Terza Guerra dei Maghi - non esitava a mettere la reale versione dei fatti. Ogni parola, cadenza, pronuncia - ogni singolo dettaglio - andava curato. Non erano ammessi ricordi manomessi all'interno del Pensatoio, perché avrebbero deviato la vera realtà dei fatti. John ebbe per un attimo un flash. Aveva davanti il ragazzo di undici anni che era andato benissimo alla prima gara della Competizione Magica. Sbucò dal nulla un sorriso sincero, probabilmente gratificante nei suoi confronti.

-Visto che ci siamo, mi congratulo per la tua performance alla gara di Waterball. Non me lo sarei mai aspettato.- disse, con un tono più gentile di prima, cauto e candido. La sua gentilezza era sincera, in quanto sentiva che gli studenti meritevoli dovevano ottenere questo comportamento da parte dei professori. Certo, ci sarebbero stati altri professori che si sarebbero comportati allo stesso modo, ma non era qualcosa che gli potesse importare.

-Toglimi una curiosità: dove hai imparato a nuotare? Si vedeva che non era la prima volta, per te.- ammise sicuro di sé, mentre l'indice destro tamburellava il mento liscio. L'atteggiamento del Preside non era abituale: o meglio, abituale secondo gli studenti che non lo conoscevano al di là delle lezioni. Il suo carattere severo, intimidatorio era solo presente all'interno dell'aula, ma perché lo richiedeva il suo ruolo. Fuori dalle mura della classe, ritornava il classico John, con gli stessi ideali, ma un approccio meno formale.
 
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Stephen A. Mackinnon
view post Posted on 19/8/2015, 19:23




Il preside non sembrava troppo attento al disagio profondo dipinto sul viso dello scozzese: osservava la vetrina a cui aveva accennato precedentemente come se in realtà essa non avrebbe dovuto essere lì. Ma l'oggetto incriminato rimaneva immobile e inamovibile, come se avesse voluto dimostrare testardamente che quello era il suo posto e che il preside doveva farsene una ragione. Quel silenzioso colloquio tra l'uomo dai modi gentili e la vetrina cominciava a rendere l'aria pesante nella stanza. Se prima Stephen aveva avvertito un tracollo della temperatura, ora gli sembrava che il caldo lo stesse soffocando. Sentiva distintamente la camicia della divisa aderire sempre più alla pelle e la cravatta rosso-oro pendere pesantemente sul petto. C'era qualcosa che non andava, e non occorreva essere un esperto in Divinazione per capirlo. Stephen sguazzava nel suo sudore come fosse un mare di guai, uno stagnante mare di guai.
Minghost stabilì che lo scozzese meritava una spiegazione, forse mosso a compassione dagli occhi dilatati all'inverosimile; abbandonato così ogni proposito di indagare più a fondo in una faccenda che, evidentemente, non aveva in Stephen il proprio fautore, l'uomo gli spiegò come fosse stato informato che la vetrina che entrambi avevano guardato fino a qualche istante prima era rotta. Il biondo, rigido nella sua solita postura dritta, boccheggiò senza emettere suono, fissando di rimando il Mago. Stephen era sicuro che la vetrina, da quando lui era nella stanza, non aveva subito alcun danno. Se ne sarebbe accorto se si fosse frantumata davanti ai suoi occhi, no? In ogni caso non aveva visto nè udito alcunchè di strano da quando era entrato della saletta, e tanto meno c'entrava nulla con lo strano avvertimento che aveva raggiunto il preside. Almeno sperava.
Le iridi acquamarina del giovane Grifondorono saltellarono irrequiete dall'uomo davanti a lui alla vetrina che avrebbe dovuto essere in pezzi. Gli sembrava che la signorina godesse di ottima salute, ragion per cui Stephen si decise a parlare, convinto che il malinteso che aveva fatto precipitare Minghost dritto fin lì non l'avrebbe messo nei guai.
-Signore, da quando sono qui non è accaduto nulla di strano, mi sembra. La vetrina è sempre stata integra: non si è danneggiata nè l'ho riparata. Non so dirle altro-.
La vocina impostata e il suo composto stare in piedi lo avrebbero reso un ottimo soldatino. Gli mancava solo la mano sulla fronte a mo' di visiera, e poi avrebbe raggiunto il grado di Capitano. Se non fosse stato un mago avrebbe fatto carriera nell'esercito, poco ma sicuro.
Mentre parlava, Stephen era tornato a guardare in viso l'uomo, cercando di trattenere lo sguardo su di lui. Quando gli sarebbe ricapitato un incontro del genere?
"Mai, spero".
Intndiamoci: non è che non volesse intrattenere una conversazione con la massima carica, ma non voleva intrattenere quella conversazione. Gli sembrava di trovarsi in qualcosa di troppo grande per lui, qualcosa in cui non avrebbe dovuto essere coinvolto. Non riusciva a capire perchè qualcuno avrebbe dovuto raccontare una frottola al preside e farlo precipitare allarmato nella Sala dei Trofei. Chi avrebbe mai voluto raggirare Minghost o distruggere una vetrina? Sia che si trattasse dell'una o dell'altra opzione, i conti non tornavano. Per quanto il ragazzino cercasse i moventi di tali azioni, non ne trovava. Era evidente perciò che la questione era ben aldilà della sua comprensione e, da ciò che aveva capito, forse metteva in difficoltà persino il preside. La curiosità cominciava a pungolare l'animo fiero dello scozzese, come un'assopita presenza molesta che si risvegliava lentamente, ma il ragazzo sapeva che sarebbe stato meglio per lui tenersi alla larga da quella faccenda.
Quando il preside fece crollare il discorso, Stephen gli fu grato. Sapeva che farsi coinvolgere avrebbe potuto metterlo in seria difficoltà, eppure non poteva fare a meno di chiedersi cosa ci fosse dietro quello strano avviso.
Se la sua coscienza avesse ptuto parlare, gli avrebbe detto: 'Attento, Mackinnon!'. Eh già, forse non sapere sarebbe stato meglio. Forse.
Il sorriso e le parole di John Minghost lo distrassero -per il momento- dall'indagare più a fondo. Che l'uomo l'avesse notato era per lui già un enorme traguardo, ma che gli facesse i complimenti, questo lo rese profondamente orgoglioso. Il petto si gonfiò e, inevitabilmente, le labbra imitarono quelle del preside. I muscoli di tutto il corpo si rilassarono improvvisamente, e riuscì persino a ravvivarsi i capelli con una mano mentre usciva (quasi) indenne dal suo stagnante mare di guai.
Non capitava tutti i giorni di meritare le attenzioni di un personaggio come il preside di Hogwarts; forse per quella ragione i complimenti avevano un sapore di trionfo.
-La ringrazio, signore. Anche se in realtà ho sbagliato un esercizio-, disse cercando di trattenere il sorriso.
Era vero: aveva sbagliato, eppure il preside gli aveva riconosciuto dei meriti e questo lo rese un Grifondoro felice. La sua ambizione decisamente sproporzionata rispetto ai suoi immaturi undici anni lo rendeva sprovveduto e pieno di sè, a volte, ma cercava di tenere ben presente il concetto di umiltà. Suo padre ne era modello assoluto e Stephen avrebbe voluto emularlo, pur preservando la sua personalità. Era un ragazzino psicologicamente forte, molto più dei suoi coetanei, ma mille debolezze minavano alla base un carattere riservato come il suo. Era per questo che non aveva amicizie profonde: tendeva a starsene in disparte e a non coltivare i rapporti sociali pur di non subire delusioni. Ma le scottature, nella vita, aiutano a rafforzare la pelle. Stephen, armato di soli undici anni, questo ancora non lo sapeva, ma lo avrebbe inevitabilmente imparato. La vita è una maestra severa e non accetta i no.
-No, non era la prima volta,- confermò con un angolo della bocca all'insù, -ho alcuni anni di nuoto alle spalle-.
Il ragazzo si interruppe chiedendosi se il preside sapesse di cosa stava parlando. Se l'uomo era un Purosangue, infatti, avrebbe anche potuto ignorare l'esistenza di quello sport babbano. Stphen non aveva idea dello stato di sangue del preside, ma fornire ulteriori spiegazioni avrebbe potuto risultare impertinente ed offensivo nel caso in cui avesse saputo di cosa stesse parlando. Non aveva alcuna intenzione di rischiare di tendere l'atmosfera, perciò decise di rimanere in silenzio. Se il preside avesse voluto ulteriori hiarimenti, glieli avrebbe dati volentieri. Strategia intelligente, eh?
 
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view post Posted on 6/10/2015, 17:10
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Qualcuno lo aveva preso in giro, non c'era alcun dubbio su questo. John Minghost era stato abbindolato da qualcuno, e non si sapeva da chi. Come sempre, si conoscevano le conseguenze, ma non le cause. E non valeva per questo tipo di circostanze, dove, in fondo, tutto passava facilmente senza che qualcuno ci rimettesse la pelle; ma in situazioni in cui la vita delle persone era in estremo pericolo, urgeva conoscere il motore che aveva messo in atto tutto il meccanismo. John non aveva lasciato alle spalle le vicende con i Tiri Vispi Weasley, dove, per puro caso - questa era la teoria di molti, ma per lui non era così -, un incendio si era appiccato all'interno del negozio; più precisamente, nel magazzino del negozio. Ancora ricordava bene quella strana lettera che gli si era presentata davanti, scoppiando in un fragoroso rumore, proprio negli attimi in cui lui, Dereck e Logan erano rimasti incastrati all'interno del negozio. Le conseguenze erano state 'leggere' rispetto a quelle aspettate, poiché la ferita di Emma sulla coscia si era cicatrizzata; così come le memorie di Logan e quelle di Minghost si erano focalizzate sui punti più traumatici dell'episodio: fuoco, lettere. E la faccenda continuava anche dopo, nei mesi successivi, quando spuntarono tra le Sale Comuni, di punto in bianco, delle lettere criptate con dei cifrari Babbani. E non finiva lì: anche l'omicidio ad Afon Aled - notizia nota solo a Dereck, al Ministro Jenkins, a Simixx e a Saphira - era un altro evento che si collegava a tutto il contesto. Episodi indipendenti che lasciavano intendere un sospettato comune, cioè un personaggio inventato da uno scrittore, il quale era stato ucciso dal personaggio stesso.
Ecco le circostanze in cui serviva sapere il colpevole. Non una vetrina.

-Ti credo, ragazzo, ti credo.-

Il Responsabile di Corvonero utilizzò un tono pacato, lasciando che le sue parole si sedimentassero nell'animo dello studente, il quale sembrava abbastanza agitato dalla situazione. Non a caso, infatti, si passò una mano sui capelli, che in molti casi significava un gesto di imbarazzo o di nervosità in funzione al contesto in cui si trovava. Tuttavia, i complimenti erano mirati alle capacità insite del Grifondoro.

-Hai undici anni, signor Mackinnon. Gli errori marginali non marcheranno la sua bravura.-

In effetti riempire di lodi il ragazzo era un atteggiamento che piaceva a John fino a quando riscontrava una reazione da parte del diretto interessato. Al momento vedeva un gesto di superbia che considerava innocuo. Certo, se il ragazzo fosse andato in giro a vantarsi dei complimenti del Preside, Minghost avrebbe contato fino al decimo zellino per poi pensare se gratificarlo di nuovo.

-Interessante. Quindi ha un passato sportivo nell'ambito Babbano.- riprese lui incuriosito. -Conosco abbastanza bene questa disciplina, insegnando Waterball. È la base preparatoria alla pallanuoto, secondo la mia opinione e le conoscenze che possiedo. Ti allenavi professionalmente oppure come passatempo?-

Sarebbe stato interessante se Stephen avesse fornito maggiori informazioni sullo sport, ma ancora di più sulla sua carriera pre-scolastica. Sapeva, in quanto Preside, che era un Nato-Babbano, perciò c'erano molte sfaccettature che avrebbe potuto conoscere per esperienza diretta dell'interlocutore.
 
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