Empathy, Faith Johnson

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view post Posted on 8/1/2016, 22:36
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The Dark Head
Caposcuola Corvonero

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Scartoffie.
Nell'Ufficio di John Minghost, ogni documento si trovava al posto giusto. Tutti i giorni smistava la posta ricevuta a seconda della sua tipologia. Nella maggior parte dei casi, per non dire sempre, le lettere andavano sul lato sinistro della scrivania, i documenti relativi al negozio che gestiva alla sua destra, i continui aggiornamenti ministeriali sulla riforma scolastica sull'angolo in alto a sinistra e una copia della Gazzetta del Profeta davanti a lui. E iniziava a leggere tutte le novità riguardo il mondo magico. Le previsioni meteorologiche, a cura del divinatore ingaggiato dalla Gazzetta, risultavano talvolta fallaci o distorte dalla realtà. Tanta grandine nel nord della Scozia, diceva lui, ma nemmeno una pallina ghiacciata cadeva dal cielo. Sole per l'intero fine settimana, proseguiva, e John s'inzuppava il mantello sistematicamente. Il Trasfigurante pensò addirittura di ingaggiare la Professoressa Holst come Meteorologa di Hogwarts, sicché potesse vivere un futuro non più tarocco. Perlomeno, quando dalla mente del Corvo venne meno questa follia, la speranza che quel divinatore fallace venisse licenziato era alimentata sempre di più.
Scartoffie.
Continuava la lettura delle missive ricevute nell'arco del giorno. Il gufo postino aveva capito che non doveva nemmeno rischiare di toccare John con il suo piccolo becco: più erano distanti, meglio era per entrambi. Ritornando all'alleggerimento delle lettere ricevute dalla rivista Trasfigurazione Oggi, tra quelle del Ministero della Magia Britannico, John passava praticamente un paio d'ore abbondanti. Per sua fortuna, l'uomo era un tipo abbastanza mattutino - molto probabilmente per la natura di MezzoVampiro, che lo voleva attivo la notte, piuttosto che il giorno -, motivo per cui riusciva a sbrigare il tutto prima che iniziasse la colazione.
Stavolta, poiché aveva impiegato l'ultima fascia oraria notturna nella correzione delle verifiche di Trasfigurazione, aveva slittato il lavoro nel primo pomeriggio. Avrebbe quindi preferito che nessuno lo disturbasse fin quando non avesse finito. Questi erano i programmi e riuscì a seguirli senza alcun intoppo fino a un certo punto. Per un attimo dovette fare una pausa per riprendersi dalla lettura di uno straziante omicidio avvenuto nelle vicinanze di Londra. Uno straziante omicidio inventato da uno scrittore. 'Straziante' era un eufemismo, considerando quello che era rimasto dei cadaveri.
Scartoffie.
Doveva uscire. Ora. E uscì. Portò il giornale con sé, lasciando il resto incustodito sulla scrivania. Anzi, l'unica custodia sarebbe stata il meccanismo di difesa applicato alle porte di ingresso. Poco importava. Posò il giornale su un mobile vicino alla finestra che dava la vista al Lago della scuola. In quel momento doveva riprendersi dalla lettura. Perché quello che era successo non era proprio possibile. Quelle povere persone non potevano essere morte in quel modo. Con quale cuore si poteva sfigurare una famiglia? Erano innocenti, non avevano commesso alcun reato; eppure avevano meritato una fine del genere. Se John avesse visto in se stesso, d'altronde, avrebbe potuto riconoscere la stessa psicopatia che caratterizzava l'assassino.
Dopo qualche minuto, intento a osservare alcuni studenti che studiavano nei pressi del Lago, voltò gli occhi verso il giornale. Peccato che non fosse solo. Accanto a lui c'era una studentessa che secondo John stava sbirciando il giornale. Che comportamento insolente. Gliene avrebbe detto quattro. Sì, Hogwarts non insegna a sbirciare nella roba altrui e lei lo avrebbe capito con un bel sermone. Tuttavia, probabilmente la studentessa era rimasta colpita dalla foto che si vedeva nel giornale. Forse aveva era lì di passaggio, non stava facendo niente di male. Minghost doveva calmarsi: la sua agitazione non andava affatto bene.

-Mi spiace che hai visto questo articolo, signorina Johnson.- disse rammaricato, tenendo quel suo alone di formalità che lo caratterizzava all'interno della scuola. -Purtroppo esiste anche questa dura realtà. In fondo, stanno raccontando quello che è successo non molti anni fa.- Le labbra si contrassero in una duro dispiacere. Poteva capitare che si venisse incontro per puro caso a determinate realtà che lasciavano il segno a chi le viveva.

Avrebbe dovuto sviare il timore di apparire spaventato - o meglio, commosso - dal racconto. Poche volte rimaneva stupito di fronte ai testi appena letti. Eppure in quello dove gli occhi passarono parola per parola, frase per frase, doveva esserci un minimo di verità. Anche un altro scrittore parlava di un personaggio inventato, se non fosse che quel piromane esisteva davvero e aveva ucciso da non molto tempo il suo stesso creatore.
 
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Faith Johnson
view post Posted on 8/1/2016, 23:28




Quella che una volta Faith avrebbe definito una vita monotona, adesso non era più così scontato. Ad Hogwarts, succedono sempre le stesse cose, sembrava che il mondo al di fuori si fosse fermato, o almeno così credeva fino a due anni prima.
Forse per gli alunni restare in quella scuola equivaleva stare in una prigione, e magari per altri, era la migliore casa, in assenza di una vera e propria.
Prima, per Faith, Hogwarts era uno di quei posti dove imparare. Imparare ed imparare. Non era una casa, ne tanto meno un luogo di svago. Era una scuola.
Ma, uscendo da lì, e dovendo venire a contatto con quello che c'era fuori, riscontrandosi di nuovo con il mondo in cui era nata, però con la capacità di intendere e volere, cambiò tutto il suo modo di vedere, di pensare.. di fare.
Due anni prima, Faith Jonhson, era sicura che casa sua sarebbe sempre stata a Parigi, dai suoi genitori.
Un anno dopo,quando mancò la madre della ragazza, a Faith iniziò a venire meno quella certezza.
Fino a che, tre anni dopo, la sua famiglia non si distrusse, e la sua tanto amata casa, in Francia, non diventò altro che una buia e triste tomba piena di ricordi di famiglia.
Forse ci sarebbe tornata, un giorno. Chi lo poteva sapere. Forse non l'avrebbe mai più rivista in vita sua.
Strana, la vita. Il giorno prima sei una bambina che non sa cosa magiare a colazione, il giorno dopo sei già cresciuta e devi decidere se continuare a piangere o girare pagina.

Faith non aveva una casa. La cosa che adesso più si avvicinava ad una casa per la ragazza, era quella scuola. La stessa identica scuola che, fino a tre anni prima, non era altro che un posto dove imparare e migliorare.
Era capitato in quei tre anni, di dover decidere se stravolgere tutta la sua intera vita, facendo certe scelte, o rimanere neutra.
E lei l'aveva stravolta, la sua vita. Forse accecata dal rancore, odio, o tristezza; Forse era sempre stata così, solo troppo ingenua per capirlo.
Tornando, non si era pentita delle scelte, ne aveva cambiato idea. Aveva probabilmente perso ogni singolo ricordo dell'amore di un tempo, mettendolo da parte e costruendo un nuovo sentimento che l'aveva invasa come un' ondata d'acqua fredda.
Apparentemente aveva deciso di non cambiare più di tanto. Aveva una reputazione e l'avrebbe, per quanto riusciva, mantenuta.

Ora, tra il passare fra una lezione all'altra, ogni attimo per Faith non era monotono, o inutile. Coglieva tutti i singoli dettagli che prima non era riuscita a cogliere.
Finendo inevitabilmente a fissare un articolo su un giornale di chissà chi.
A quanto pareva, era morta un'altra famiglia, assassinata, lasciando di quella famiglia solo una vaga scia di cadaveri.
Forse quella, fu la prima vera fitta nel petto dopo la morte del suo ultimo genitore rimasto al mondo. In quel momento, si rese conto dell'apnea in cui si era ritrovata a vivere nell'ultimo periodo.
Ne aveva sentite di notizie, di gente morta, o scomparsa. Ne aveva sentite tante perché era in contatto con alcune persone che avevano fatto succedere quegli avvenimenti. E non l'avevano toccata.
Ma, il vago ricordo di una famiglia infranta, le scosse qualcosa dentro, non sapeva bene cosa nemmeno lei, ma probabilmente era ben visibile agli occhi di tutti perché, pochi secondi dopo, una voce spezzò i pensieri della ragazza, e tornò alla realtà. Quella non era la sua famiglia, era un'altra famiglia che lei manco conosceva. Doveva smetterla di pensare alla sua famiglia. Non c'era più, non l'avrebbero portata da nessuna parte.
Mi spiace che hai visto questo articolo, signorina Johnson. Aveva detto la voce affianco a lei, che capì immediatamente che doveva essere del preside Minghost.
Lo guardò per qualche istante, e Faith ebbe per un attimo, l'impressione che non fosse cambiato molto negli ultimi anni. In effetti, a lei sembrava tutto uguale, come lo aveva lasciato. Sapeva che non era così, non lo era per niente.
"Non si preoccupi" Disse, con voce ferma e composta "Ho una vaga idea di come sia il mondo là fuori. Non è tutto rose e fiori" Disse guardando distrattamente la fotografia in movimento per qualche secondo, prima di riportare l'attenzione sul preside.
Sospirò. "Ma per fortuna, o sfortuna, qui ad Hogwarts sembra di essere in una palla di vetro, esonerati da tutto il resto.." Disse distrattamente, guardando un punto fisso sulla finestra. Tornò al corridoio del secondo piano, dov'era in quel preciso momento.
"Sa, non sono stati anni facili, quindi essere tornata in questa scuola, se prima sembrava di essere intrappolata, ora mi fa sentire protetta" Ammise, con sincerità forse per la prima volta dopo tanto.
Forse la Faith Johnson che tutti conoscevano non era morta del tutto.. Ma se esisteva ancora, era ben nascosta in un angolo minuscolo nel cuore della ragazza Corvonero.
 
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